La raccolta firme per il referendum
Articolo a cura di Esmeralda Moretti
Nelle ultime settimane ti sarà sicuramente capitato di sentir parlare di eutanasia. Ti sarà forse anche capitato di scorgere, passeggiando per le strade della tua città, i tavoli adibiti a raccolta firme, che entro luglio raggiungeranno tutte le principali città italiane.
Per ora, i banchetti di raccolta firme sono già stati allestiti a Roma e a Milano. Questo perché l’associazione Luca Coscioni ha dato il via alla raccolta firme sul referendum per l’eutanasia. L’obiettivo? Depositare in Cassazione, entro il 30 settembre, 500.000 firme.
Che cos’è l’eutanasia?
“Eutanasia” è un composto greco, traducibile come “buona morte”. Si tratta della somministrazione di un farmaco letale ad un paziente che ne fa richiesta, a causa di sofferenze psichiche e fisiche gravi. Abbiamo testimonianze di pratiche simili all’eutanasia fin dall’antichità. L’eutanasia è divisibile in “attiva”, quando cioè il medico somministra farmaci che provocano la morte del paziente che la richiede, e “passiva”, quando cioè vengono sospese le cure necessarie alla sopravvivenza del paziente (ad esempio l’alimentazione artificiale). Ad oggi in Italia, così come nella gran parte del resto del mondo, l’eutanasia attiva è illegale. Al contrario l’eutanasia passiva è un diritto inviolabile, secondo l’articolo 32 della Costituzione.
Che cosa prevederebbe il referendum, qualora si raggiungesse il numero necessario di firme?
Il quesito vorrebbe andare a modificare parzialmente l’articolo 579 del Codice Penale, quello che riguarda “l’omicidio del consenziente”. Modificando tale articolo si vuole rendere non punibile l’eutanasia attiva.
Ad oggi, l’articolo 579 recita così:
«chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni» e «si applicano le disposizioni relative all’omicidio se il fatto è commesso» contro un minore, una persona inferma di mente o il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o inganno.
Il quesito vorrebbe abrogarne una parte: chi provoca la morte con il consenso sarebbe punito solo in caso di soggetti minorenni, di infermità mentale o di minacce e inganno.
Fatti recenti
L’ultimo intervento relativo all’eutanasia è stato quello della Corte Costituzionale del 2019, e riguardava il Caso Cappato, cioè il suicidio assistito di Dj Fabo. In seguito a questa vicenda era stato modificato l’articolo 580 del Codice Penale, quello sull’istituzione al suicidio. Questo ha reso possibile il suicidio assistito (l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico), anche se ad oggi, in Italia, resta una pratica complicata da ottenere, a causa della lentezza della burocrazia e anche del fatto che bisogna rispondere a precisi “requisiti” per poterne fare richiesta (richiesta che, spesso, viene comunque rifiutata). Le condizioni a cui il malato deve rispondere per poter fare richiesta del suicidio assistito sono quattro: la persona che ne fa richiesta deve essere pienamente capace di intendere e volere, deve avere una patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, e deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale.
La raccolta firme per avviare le procedure del referendum eutanasia legale è estremamente importante e riguarda ciascun cittadino italiano. Al momento, sono state raccolte circa 100.000 firme. Invitiamo tutti i nostri lettori ad informarsi accuratamente.
Vi lasciamo il link al sito ufficiale, sul quale è possibile reperire informazioni: https://www.eutanasialegale.it
In copertina Eutanasia Legale