Articolo di redazione: a cura di Alessandra Saltalippi
Da tempo veniamo bombardati con annunci che pubblicizzano il sapone solido. Descritto come “la rivoluzione”, viene lodato per la sua durata “il doppio di quella del sapone liquido”, per la sua qualità e per il suo packaging privo di plastica che lo rende ecologico. Sembrerebbe un ottimo acquisto se non fosse che per ognuna di queste qualità le operazioni di marketing nascondono almeno una confutazione.
1) RIVOLUZIONE
Partiamo dall’inizio, il sapone solido è davvero una rivoluzione? Oppure è stato semplicemente un cambiamento di nome di un oggetto già esistente e molto ben noto? Possiamo ora dire che è una geniale mossa di marketing per rilanciare un articolo negli anni sempre più abbandonato: la saponetta.
Rimpiazzata via via negli anni dai flaconi di sapone liquido, più igienici, più comodi e più eleganti, la saponetta è andata in disuso, persistendo perlopiù nelle case delle nonne e nelle confezioni monouso degli alberghi.
Ma perché impegnarsi a rilanciare un prodotto in disuso e non investire invece su ciò che più viene utilizzato?
Il primo motivo è che utilizzare una vecchia idea riuscendo a rilanciarla come nuova, quadruplicando i prezzi, permette un incremento di guadagno al minimo della spesa, incentrata, di fatti solo sul pagamento di un ottimo pubblicitario. Il prezzo di una saponetta si aggira intorno ai 90 centesimi, il prezzo del “sapone solido” intorno ai 3,60 euro, pur essendo la stessa cosa.
E se la campagna funziona bene si riesce a far entrare questo prodotto in tendenza, creando una vera e propria moda che rende quasi indispensabile un prodotto che non ha nulla più degli altri.
Pensiamo, ad esempio, a quante youtuber o influencer abbiano dedicato spazio all’incentivare i seguaci a provare lo “shampoo solido”.
Il secondo motivo per cui i grandi marchi hanno interessi a rilanciare le vecchie saponette è che scadono entro l’anno da quando si acquistano perché, pur restando all’interno dell’involucro di carta, entrano continuamente a contatto con l’aria che le ossida, le ingiallisce e ciò fa sì che perdano di efficacia.
Mentre il sapone liquido dura circa 3 anni, se riusciamo a non farci cadere dentro l’acqua. Perciò gli acquirenti possono fare scorta di saponi liquidi quando si trovano ad un buon prezzo ed essere a posto per un lungo periodo. Mentre se usassero sapone solido dovrebbero recarsi ad acquistarlo ‘un po’ per volta’ per far sì che non si rovini. Ciò garantirebbe alle aziende una fedeltà costante, a prescindere da se ci siano o meno offerte.
Per capire meglio quanto si guadagna dal vendere oggetti che diventino obsoleti e che non siano duraturi, si pensi a ciò che sta accadendo con i televisori.
A differenza di molti altri articoli, i televisori possono durare decenni e così è stato necessario per le aziende, trovare un meccanismo per renderli inutilizzabili nonostante il loro corretto funzionamento, introducendo una linea digitale terrestre differente.
2) DURATA
Le pubblicità sostengono che, con una tavoletta di sapone solido, si possano effettuare il doppio dei lavaggi che si effettuano con un flacone di sapone liquido, e quindi affermano che “durano il doppio”. Questo, tuttavia, sarebbe un lato positivo da pubblicizzare se il flacone liquido e il sapone solido avessero lo stesso prezzo, ed effettivamente in questo caso converrebbe acquistare quello solido.
Purtroppo, però, il sapone solido ha un prezzo che è circa il doppio di quello del sapone liquido. Quindi se dura il doppio ma costa il doppio, la matematica ci insegna che è esattamente equivalente, in convenienza, a quello liquido.
3) QUALITA’
La solidità di un sapone non conferisce particolari proprietà benefiche per la pelle o per i capelli.
Se il prodotto è lo stesso, in forma solida o liquida, conserva le stesse proprietà. Anzi, come dicevamo sopra, quello solido potrebbe rovinarsi prima.
4)ECOLOGICO
È vero che le saponette e i saponi solidi comportano meno utilizzo di plastica e anzi, questo è un motivo valido per utilizzarle.
L’aspetto ecologico rientra, tuttavia, negli aspetti negativi quando ci si accorge le aziende utilizzano l’ecologia solo per raggiungere l’interesse di un ‘pubblico’ più ampio, essendo questo tema molto caldo negli ultimi tempi. Il fatto che l’ambiente non sia un loro reale interesse si evince, per esempio, nel momento in cui una marca molto conosciuta (e non è l’unica) ha dato in omaggio, per un lungo periodo, con l’acquisito del loro shampoo solido, il “portasapone”, il quale era in plastica.
Se ne avessero regalato uno per persona avrebbe anche potuto avere un senso, ma veniva dato in omaggio uno ogni due confezioni di shampoo solido e, addirittura, in alcuni negozi anche ogni confezione acquistata. Riducendo a zero la veridicità dello spot ambientalista.
Concludendo, se si vuole acquistare il sapone solido, perché piace di più o lo si trova più pratico per le proprie esigenze, non si sta acquistando un prodotto peggiore degli altri.
Tuttavia, bisogna essere consci che si tratta delle vecchie saponette, e non far sì che questo cambio di nome ci abbindoli, ci induca a seguire una moda o ci convinca che sia stata fatta la rivoluzione.
Se siete persone attente all’ambiente è sicuramente una buona soluzione per utilizzare meno plastica, a patto che poi non si accettino dieci porta saponette in omaggio. Non è però l’unica soluzione ecologica, come la vogliono far sembrare. Si possono, in alternativa, acquistare flaconi ricaricabili di sapone liquido che permettono di ridurre anch’essi l’impatto di produzione di plastica circa del 85%.
Valutate come reagire di fronte ai tentativi di manipolazione messi in atto.
Si può smettere di acquistare prodotti le cui pubblicità mettono in atto strategie per catturare l’attenzione. Si ridurrebbe di molto la scelta, ma si intraprenderebbe, di sicuro, una strada piena di principi.
Altrimenti si può decidere di continuare ad acquistare quei prodotti, tenendo sempre a mente i motivi che ci spingono a comprarli, facendo attenzione che non siano frutto di suggestioni senza fondamento.
Entrambe le strade sono un passo avanti verso un consumo responsabile e indipendente.
Alessandra Saltalippi
Foto di silviarita da Pixabay